martedì 23 febbraio 2010

Sfogliando… Piccoli crimini coniugali, di EE Schmitt

È uno dei miei libri preferiti, l’unico che regalo sempre sapendo di non sbagliare: un commedriamma sulla coppia, un mix perfettamente calibrato di irriverente cinismo, battute salaci e irresistibili drammi. Ci sono un Lui e un Lei che rincasano dopo la quindicinale convalescenza di lui, che, dopo un incidente domestico, ha completamente perso la memoria. L’appartamento però non gli ricorda nulla: “Ma lei è sicura di essere mia moglie? Non è che per caso appartiene a un gruppo di vedove che vanno negli ospedali per portarsi a casa degli amnesici?”. Il tono continua così, fresco, leggero e spassoso, fino a quando le prime ombre iniziano a proiettarsi sul tentativo di ricostruzione di quella che appare sempre più come una fittizia famiglia felice. Lei lo dipinge perfetto: marito ideale che riesce a resistere in un negozio di scarpe per signora per anche più di un’ora. Lui però non è convinto: qualcosa stona. Possibile che lei voglia nascondergli qualcosa? E per scoprirlo, confessa: qualcosa ricorda, lei sta mentendo, ma perché? La risposta si rivela a poco a poco: lei è incompresa, frustrata, stanca e spossata, addirittura alcolizzata, mentre il piccolo, pacato interno borghese diventa sempre più angusto e soffocante. Leggendo, le risate degli occhi si alternano alle rughe di riflessione della fronte, perché tutti ritrovano qualcosa di personale in quest’amara ma passionale analisi della vita a due. 15 giorni in ospedale possono ravvivare 15 anni di matrimonio? In quindici anni di vita insieme, cosa si riesce veramente a sapere dell’altro? Domande trite e banali forse, ma che, nella magistrale versione dell’autore francese, fa piacere riporsi… almeno una volta all’anno.

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